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  Marco Boato - attività politica e istituzionale
   

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Roma, Camera dei Deputati, settembre - ottobre 2005
MODIFICHE ALLE NORME PER L’ELEZIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Interventi di Marco Boato nelle sedute del 29 settembre 2005, 11, 12 e 13 ottobre 2005


Intervento di Marco Boato in discussione sulle linee generali (A.C. 2620)
Resoconto stenografico dell'Assemblea. Seduta n. 680 del
29 settembre 2005

MARCO BOATO. Signor Presidente è uno scandalo, dovuto non a lei, bensì a questo pazzesco contingentamento dei tempi riferito a provvedimenti discussi in Commissione e riguardanti alcune limitate correzioni del sistema elettorale. Vi è un contingentamento dei tempi scandaloso per quanto riguarda lo stravolgimento dell'intero sistema elettorale, che in questo momento è stato imposto dalla maggioranza con un colpo di mano al Parlamento.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di mano istituzionale da parte della maggioranza e del Governo di gravità inaudita. La maggioranza, che è interiormente minata da una metastasi (per utilizzare un'infelice espressione del Presidente Berlusconi, che non avrei mai usato, se non altro per rispetto agli affetti da questa malattia), ha tentato e sta tentando di ricompattarsi al proprio interno, in sede extraparlamentare, imponendo manu militari lo stravolgimento totale del sistema elettorale.

Il relatore Bruno - qui presente - dopo mesi di discussione, a partire dal 3 marzo 2005, in ordine a limitate correzioni al vigente sistema elettorale, aveva presentato, nel giugno scorso, una proposta di testo base adottata dalla Commissione, riguardante proprio alcune limitate correzioni al sistema elettorale. Su quel terreno, l'opposizione aveva dichiarato la disponibilità a confrontarsi ed aveva presentato una quindicina di emendamenti. Emendamenti molto più numerosi al «testo Bruno» erano stati presentati da deputati della maggioranza.

L'8 settembre, dopo che il termine per la presentazione degli emendamenti era stato chiuso il 22 giugno e dopo che gli emendamenti erano stati stampati il 23 giugno, con una decisione unilaterale del presidente della Commissione, contestata da tutta l'opposizione, sono stati riaperti i termini per la presentazione degli emendamenti, per consentire il vero e proprio colpo di mano istituzionale messo in atto dalla maggioranza. Così, il 13 settembre, con due emendamenti della maggioranza, si è deciso di stravolgere totalmente il sistema elettorale attualmente in vigore.

Non basta: alle 21 della sera di martedì 27 settembre, con un altro colpo di mano, sono stati presentati una serie di subemendamenti firmati dal relatore che hanno nuovamente cambiato il sistema elettorale ad libitum della maggioranza, delle sue riunioni, delle sue trattative, dei suoi contrasti dei suoi ricatti interni. Tutta l'opposizione ha denunciato la gravità inaudita di questo duplice colpo di mano istituzionale: il secondo ancora più grave del primo, perché ovviamente i subemendamenti impediscono qualunque possibilità di modifica. E la nostra richiesta di tramutarli quantomeno in emendamenti è stata rifiutata.

In Commissione, tra l'altro - non involontariamente, relatore Bruno, e ne fanno fede gli atti parlamentari - solo i deputati dell'opposizione sono sistematicamente intervenuti nel merito di questo dibattito, di fronte al silenzio assoluto - mi rivolgo a Nitto Palma, a Benedetti Valentini - dei deputati della maggioranza, che non hanno aperto bocca per tutto l'esame del testo da parte della Commissione, salvo due interlocuzioni incidentali di un collega di Alleanza Nazionale.

Nei mesi a cavallo tra il 2000 e il 2001 - lo ha ricordato benissimo questa mattina il collega Bressa - l'opposizione di centrodestra di allora, di fronte ad un'ipotesi di riforma elettorale da parte di gruppi del centrosinistra, si oppose totalmente. L'attuale ministro dell'interno minacciò le barricate; il Presidente Berlusconi disse: «Non vi permetteremo mai di cambiare la legge elettorale a colpi di maggioranza! Ci rivolgeremo a Ciampi, al Presidente della Repubblica! Fermatevi! Non accettiamo che questo avvenga!».

Noi ci fermammo. E voi state facendo esattamente ciò che avevate denunciato nel 2000-2001, allora trovando ascolto nella maggioranza di centrosinistra.

Oggi voi siete totalmente sordi e ciechi rispetto a qualunque ragione di confronto politico e di inaccettabilità di un dibattito parlamentare che è stato imposto in modo totalmente unilaterale. Ciò è avvenuto, non a caso, dopo i mesi estivi di accuse e di contrasti, di ricatti e di minacce fra l'uno e l'altro gruppo della maggioranza, per ragioni totalmente e solamente di contrasto interno alla stessa maggioranza, che è minata dalla metastasi evocata infelicemente dal Presidente Berlusconi.

Per timore di perdere le elezioni, e di perderle clamorosamente - ciò lo decideranno gli elettori -, oppure per cercare di diminuire l'impatto della possibile e probabile, non certa, sconfitta elettorale, si cancella con un colpo di mano istituzionale il referendum popolare del 18 aprile 1993, cui partecipò il 77 per cento dei cittadini italiani. È la stessa percentuale riscontrata alle elezioni tedesche di due domeniche fa. Votò «sì», a quel referendum, l'82,7 per cento dei cittadini. Decine di milioni di italiani hanno partecipato al voto, milioni di italiani hanno discusso all'epoca di che cosa è un sistema elettorale, come cambiarlo e perché cambiarlo. Ciò fu deciso dalla sovranità popolare.

Voi fate strame di tutto questo! Non vi interessa nulla! Cancellate la sovranità popolare e manipolate le leggi elettorali in previsione della vostra possibile ed eventuale, ma probabile, sconfitta!

Nel 1999 - collega Benedetti Valentini, abbiate il coraggio di ricordarlo -, il vostro leader, onorevole Fini, vi mandò addirittura sulle spiagge a raccogliere le firme per un referendum che mirava all'abolizione anche della residua quota proporzionale del 25 per cento. Adesso, Alleanza nazionale, con un voltafaccia incredibile di 180 gradi, si associa alla reintroduzione del sistema proporzionale, facendo strame di quel referendum che voi avete proposto, al quale partecipò quasi il 50 per cento dei cittadini, ma per poche migliaia di voti il quorum non fu raggiunto.

La Lega fa parte di questo gioco, che fa strame delle istituzioni, e non ha neanche il coraggio di intervenire in quest'aula. L'onorevole Luciano Dussin, iscritto a parlare prima di me, non si è neanche presentato. Non c'è alcun deputato della Lega in aula! La Lega fa parte di questo gioco, che fa strame delle istituzioni, perché sta ricattando la maggioranza e, in particolare, l'UDC per imporre il voto sulla riforma costituzionale.

L'UDC, da parte sua, sta ricattando la Lega per imporre lo stravolgimento del sistema elettorale, minacciando - sono dichiarazioni di queste ore - di non votare la riforma costituzionale.

State barattando la riforma della Costituzione del nostro paese e lo stravolgimento del sistema elettorale per i contrasti interni, per la metastasi, per i ricatti e i condizionamenti presenti all'interno della vostra maggioranza!

Forza Italia vede il suo leader, che è anche il Presidente del Consiglio legittimamente in carica, apertamente contestato in diretta televisiva, di fronte a decine di milioni di italiani, nel corso della conferenza stampa di giovedì 22 settembre. Parla il Presidente del Consiglio e poi uno dei segretari dei gruppi della maggioranza gli dice: «Qualcuno crede che questo signore sia il miglior candidato per la Casa delle libertà» - caro Nitto Palma - «per le prossime elezioni politiche? Noi riteniamo che questo non sia vero».

Questo è lo scenario che state dando agli italiani in queste settimane, in questi giorni e in queste ore. State facendo strame della Costituzione, delle istituzioni e del sistema elettorale, e non perché ritenete che questo sia un sistema elettorale più giusto ed adeguato. In questo modo, onorevole Nitto Palma, delegittimate la maggioranza di cui fate ancora parte e il Presidente del Consiglio ancora in carica. Infatti, se si ritiene che il sistema vigente sia ingiusto, vuol dire che questo tipo di situazione è delegittimata, ma non lo è.

PRESIDENTE. Onorevole Boato...

MARCO BOATO. Ancora un minuto, signor Presidente.

Questo sta succedendo. Forza Italia ha incassato una vittoria legittima nelle elezioni politiche del 2001 e ora teme la sconfitta, che sarebbe altrettanto legittima, l'anno prossimo; per questo motivo, insieme ai suoi colleghi, vuole stravolgere la legge elettorale, insieme - lo ripeto - ai suoi soci di maggioranza.

Questa metastasi della maggioranza si sta tramutando in una metastasi delle istituzioni. Noi non lo permetteremo! Attiviamo il freno di emergenza! Suoniamo l'allarme democratico!

Noi non stiamo agendo, noi stiamo reagendo. Noi non stiamo attaccando, onorevole Nitto Palma, ma ci stiamo difendendo o, meglio, stiamo difendendo le regole della democrazia e la stessa sovranità popolare!

È indecente, signor Presidente, che io non possa aggiungere nulla nel merito specifico e tecnico, perché ho 7 minuti - e sono esauriti, lei me lo sta ricordando - per parlare del totale stravolgimento del sistema elettorale! Questo è assolutamente indecente e inaccettabile anche sul piano parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

 

 

Esame di questioni pregiudiziali e di una questione sospensiva.
Resoconto stenografico dell'Assemblea. Seduta n. 686 dell'
11 ottobre 2005

MARCO BOATO. La questione sospensiva che abbiamo presentato costituisce un'estrema occasione di riflessione proposta dall'opposizione alla maggioranza.

Signor Presidente, noi forze politiche dell'Unione giudichiamo ciò che sta avvenendo un vero e proprio colpo di mano istituzionale, una forzatura unilaterale rispetto alle regole fondamentali del sistema democratico.

Il problema reale non è tanto il cambiamento del sistema elettorale negli ultimi mesi di legislatura. Il problema, la vera e propria emergenza democratica, è costituito dall'imposizione unilaterale di un nuovo sistema elettorale. L'abbiamo ripetuto molte volte e continueremo a farlo: non si possono cambiare le regole del gioco nell'imminenza della partita o, addirittura, a partita già iniziata senza l'accordo di entrambe le squadre, nel nostro caso di entrambe le coalizioni.

Di più: siamo di fronte all'imminenza del voto su una vastissima riforma costituzionale, che modifica ben 53 articoli della Costituzione, una riforma che incide direttamente e indirettamente anche su questa materia...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di stare al vostro posto in silenzio! Mi rivolgo a tutti: a destra come a sinistra!

MARCO BOATO. La ringrazio, signor Presidente. Come dicevo, siamo di fronte all'imminenza del voto su una vastissima riforma costituzionale che incide direttamente e indirettamente anche su questa materia, sia sotto il profilo della forma di Governo sia sotto il profilo dei poteri costituzionali del Presidente della Repubblica.

Su questa riforma costituzionale, dopo i voti in seconda lettura delle Camere, se approvata, sarà chiamato a pronunciarsi il popolo sovrano attraverso un referendum oppositivo, ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione.

Tuttavia, per alcuni aspetti, il sistema elettorale che si pretende ora di imporre al Parlamento ed al paese, in modo assolutamente unilaterale, cerca di anticipare (ma a Costituzione vigente) alcuni aspetti del nuovo testo costituzionale ancora in itinere, che sarà sottoposto - come ho già detto - comunque al giudizio sovrano dei cittadini.

Per questi motivi, signor Presidente, onorevoli colleghi, per rispetto ad un corretto rapporto in Parlamento tra maggioranza ed opposizione e per rispetto soprattutto ai cittadini che si sono pronunciati nel referendum popolare del 18 aprile 1993 (quando votarono il 77 per cento dei cittadini ed i «sì» ottennero l'82,7 per cento dei voti, coinvolgendo decine di milioni di italiani), e che si pronunceranno comunque nel prossimo referendum oppositivo senza quorum di validità, ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione; per tutto questo, chiediamo di votare a favore della questione sospensiva Leoni ed altri n. 1, prima di creare un fatto compiuto di gravità inaudita. Signor Presidente, è un fatto compiuto che lede non soltanto i diritti dell'opposizione, ma anche le regole fondamentali del confronto democratico in materia di sistema elettorale, e lede, soprattutto, i diritti dei cittadini e del popolo sovrano.

Vorrei rivolgere a tutti un monito: vi rendete conto di quale gravissimo precedente viene introdotto in questo modo? Vi rendete conto che questo precedente potrà legittimare, nella prossima legislatura - quando, forse, ci sarà un'altra maggioranza -, la possibilità, legittimata oggi proprio da voi, di cambiare e anche di stravolgere in modo unilaterale qualunque regola democratica nei rapporti tra maggioranza ed opposizione? Vi rendete conto, colleghi della maggioranza e del Governo, della gravità di questo precedente, non solo per l'oggi, ma anche per il domani e per il domani di tutti, chiunque sia maggioranza od opposizione?

Noi, forze politiche dell'Unione, ce ne rendiamo conto. Vogliamo evitarlo e vi invitiamo ad evitarlo, votando a favore della questione sospensiva che tutte le forze politiche dell'Unione hanno proposto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista).

 

 

"Per la tutela delle minoranze linguistiche nella legge in discussione"
Resoconto stenografico dell'Assemblea. Seduta n. 687 del
12 ottobre 2005

MARCO BOATO. Signor Presidente, mi scuso per la voce alquanto raffreddata.

Sin dall'inizio, vale a dire da quando, il 13 settembre, sono stati presentati gli emendamenti Palma 1.500 e 2.500 che cambiavano totalmente la legge elettorale vigente, tutte le forze politiche dell'Unione hanno fatto rilevare che, oltre all'inaccettabilità di carattere generale di un tale stravolgimento unilaterale della legge elettorale, sussistevano anche una serie di evidenti profili di incostituzionalità: dal contrasto con l'articolo 57, primo comma, della Carta costituzionale, in relazione al Senato; alla questione del due distinti premi di maggioranza per Camera e Senato, alla precostituzione del primo ministro, in conflitto con l'articolo 92 della Costituzione, e via dicendo.

Tra le varie questioni indicate, vi era la seguente; mentre con il sistema elettorale attualmente in vigore - che noi auguriamo resti vigente, auspicando che l'iter di questa proposta di legge non si compia con l'approvazione -, ebbene, mentre, appunto, con il sistema attuale vi è la possibilità di una rappresentanza in Parlamento, attraverso il sistema uninominale maggioritario, anche per le forze politiche che siano espressione, in parte, di gruppi linguistici minoritari, con l'impostazione seguita dagli emendamenti allora presentati in Commissione ciò non sarebbe stato più possibile. Ciò era in palese contrasto con la tutela delle minoranze linguistiche garantita dall'articolo 6 della Costituzione e affermata anche per quanto riguarda la materia elettorale dalla giurisprudenza costituzionale.

CESARE RIZZI. Tempo!

MARCO BOATO. Da tale punto di vista, è evidente, signor Presidente, che, dopo aver discusso, ridiscusso, contestato e riaffermato tali punti - anche a livello locale si è avuto un vastissimo dibattito al riguardo -, l'emendamento Palma 1.473 rappresenta comunque un passo avanti rispetto alle gravi obiezioni di incostituzionalità sollevate da tutti i gruppi dell'Unione.
Esistono però problemi che restano aperti; intanto, il fatto che questo emendamento si colloca nel contesto della logica che informa questa proposta di legge elettorale...

PRESIDENTE. Onorevole Boato...

MARCO BOATO. Termino subito, Presidente. Una logica che per noi è nel suo insieme totalmente inaccettabile.
Poi, aggiungo che, siccome questo emendamento è finalizzato a dare la giusta rappresentanza anche alle minoranze linguistiche presenti nelle regioni a statuto speciale in cui vi è una particolare tutela, l'aver inserito in questo emendamento una soglia del 20 per cento significa aver apprestato...

PRESIDENTE. Onorevole...

MARCO BOATO. Ancora un secondo, Presidente; non sono intervenuto nel corso di tutto il pomeriggio.

Ebbene, ciò significa aver predisposto una «norma fotografia» ritagliata solo su una di queste forze politiche - la Südtiroler Volkspartei -, che ha pieno diritto di essere rappresentata in Parlamento. Ma da questa soglia rimangono completamente esclusi i ladini, gli sloveni del Friuli-Venezia Giulia, nonché altre minoranze linguistiche che hanno pari dignità, anche se consistenza rappresentativa minore.

Questo è il motivo per il quale esprimo - ma credo che la mia posizione sia condivisa anche dagli altri colleghi dell'Unione - una posizione di astensione dal voto sull'emendamento in esame.

MARCO BOATO. Signor Presidente, noi siamo in totale disaccordo con quello che abbiamo chiamato uno stravolgimento del sistema elettorale. Quando si cambia, infatti, il sistema elettorale, ritengo che bisognerebbe almeno seguire una logica. La logica avrebbe potuto essere, ad esempio, quella della soglia per la singola lista e quella della soglia di coalizione. Il collega Pisicchio ha giustamente ricordato che avrebbe potuto non esservi, all'interno della coalizione, una soglia di sbarramento o avrebbe potuto, con un emendamento, essere, ad esempio, portata all'1 per cento.

Ma ciò che è del tutto irrazionale ed incoerente è che si affermi il 10 per cento, che si affermi il 2 per cento, che si affermi il 4 per cento (al Senato il 20, l'8 ed il 3) e, successivamente, si dica che vi è anche la «quasi soglia», del «quasi 2 per cento». Ciò fa semplicemente ridere! Fa pena!

È una legge elettorale pensata in questo modo, puramente e semplicemente con una logica di scambio politico interno all'attuale maggioranza. Non è così che si possono stabilire le regole fondamentali per la espressione della sovranità popolare!

Per tali motivi, voteremo contro l'emendamento in esame.

 

 

Votazione del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione.
Resoconto stenografico dell'Assemblea seduta n. 688 del
13 ottobre 2005

MARCO BOATO. Signor Presidente, questa proposta emendativa è, in qualche modo, la controprova di come il nuovo sistema elettorale, che si pretende di imporre unilateralmente, stravolgendo totalmente il sistema elettorale vigente, riporti indietro la situazione istituzionale del nostro paese di 15 anni. È come aver cancellato un'intera stagione politica!

Secondo le previsioni della legge approvata dopo il referendum del 18 aprile 1993, occorreva giustamente considerare, in una logica di democrazia liberale, tutte le forze politiche, nel momento delle nuove elezioni politiche, ai nastri di partenza, in posizioni potenzialmente eguali. Del resto, nelle prime elezioni, quelle del 1994, per esempio, si presentò il gruppo di Forza Italia che non preesisteva a quella scadenza elettorale.

Con questa norma, si ritorna all'antico e so che a molti può piacere, anche in quest'aula; del resto, ieri, nella circostanza del voto sulla rappresentanza di genere, abbiamo riscontrato una sorta di autotutela, in quel caso maschile, delle posizioni di potere già acquisite. Al riguardo, è stato scandaloso quel voto per la maggioranza di centrodestra!

Adesso siamo di fronte ad una norma che ricrea l'oligarchia partitocratica anche dal punto di vista della raccolta delle firme. Chi è dentro l'oligopolio della rappresentanza partitica del sistema è un privilegiato.

Le forze politiche che si affacciano nel sistema rappresentativo, quali esse siano (possono essere i Verdi, come vent'anni fa, Forza Italia, come nel 1994, o qualche altra forza politica, ma non ha importanza, perché mi esprimo in termini assolutamente bipartisan), hanno l'obbligo della raccolta delle firme. Chi fa parte già del sistema partitico che, in questo caso, diventa partitocratico, da questo viene esonerato, con una serie di formule contenute nell'emendamento.

È un altro indice di come, con questa sciagurata proposta di legge elettorale, si tenda a cancellare un'intera stagione politica ed a ritornare non al sistema dei partiti (è un fatto positivo), ma alle logiche del sistema partitocratico in senso oligarchico.
Per tale motivo, preannunzio l'espressione del voto contrario su tale proposta emendativa.

SU ART.1

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sono ragioni politiche, istituzionali, costituzionali, procedurali, di merito e di metodo per votare contro l'articolo 1 del provvedimento in esame.

Le ragioni politiche sono rappresentate dalla inaccettabilità del totale stravolgimento del sistema elettorale per esclusive ragioni e interessi di parte, di scambio politico svoltosi esclusivamente all'interno della maggioranza. Mi dispiace che una persona - e ciò voglio dirlo solo una volta - che stimo ed apprezzo e che ho sempre ascoltato con grande rispetto, l'onorevole Marco Follini, si sia dimostrato l'apprendista stregone di questa vicenda: voleva la reintroduzione del proporzionale con le preferenze, ed ha invece ottenuto, in suo nome e mi pare anche in nome del Presidente della Camera, l'introduzione del proporzionale oligarchico, senza preferenze, con l'imposizione dei candidati da parte delle gerarchie di partito, quando ci sono ancora i partiti; voleva anche porre legittimamente in discussione con le elezioni primarie la possibile candidatura a primo ministro per il centrodestra alle prossime elezioni politiche. Ma l'onorevole Follini è stato letteralmente stritolato e fatto fuori sia lui sia le primarie, le quali sono letteralmente scomparse dall'orizzonte. Mi dispiace, ripeto, perché le motivazioni addotte dall'onorevole Follini erano nobili anche se da me non condivise. L'esito di questa vicenda è ignobile, e lui ne è la prima vittima.

Ci sono poi ragioni istituzionali. È inaccettabile l'unilaterale imposizione di un nuovo sistema elettorale, tanto più dopo il pronunciamento referendario del 18 aprile del 1993, che con il 77 per cento dei partecipanti aveva visto l'82,7 per cento dei votanti, decine di milioni di italiani, votare sì al nuovo sistema elettorale.

Ci sono, poi, ragioni costituzionali: la totale irragionevolezza delle soglie - 10, 4, 2 e persino meno di 2 alla Camera; 20, 8, 3 al Senato - e, quindi, la loro totale incostituzionalità, sotto il profilo della ragionevolezza; la totale, potenziale paralisi del sistema, nei rapporti tra Camera e Senato, attraverso diversi premi di maggioranza; la reale possibilità che possa scattare un premio di maggioranza per una coalizione alla Camera e un insieme di diversi premi di maggioranza per diverse coalizioni al Senato.

Ma vi sono anche ragioni procedurali per dire questo «no» grande come un grattacielo: prima di tutto, la palese e sistematica violazione dell'articolo 72 della Costituzione sul procedimento legislativo. Essa chiama in causa anche la regolarità e la correttezza del modo in cui le cose si sono svolte sia in Commissione sia in Assemblea: vi è stato il totale stravolgimento, attraverso la decisione di ammissibilità, a mio parere indecente, che ha riguardato le proposte emendative 1.500 e 2.0500, che hanno totalmente stravolto il testo base che era stato adottato dalla Commissione.

Su qualunque altra proposta di legge la presidenza della Commissione, prima, e della Camera, poi, avrebbe dichiarato l'inammissibilità di quegli emendamenti: centinaia di volte vengono dichiarati inammissibili emendamenti che hanno una portata emendativa infinitamente inferiore! In questo caso, invece, tutto è stato accettato, tutto è stato imposto, tutto è stato dichiarato ammissibile ...

PRESIDENTE. Onorevole Boato ...

MARCO BOATO. . ... tutto è stato fatto in violazione dell'articolo 72 della Costituzione!

Signor Presidente, mi avvio a concludere. Per ragioni di merito e di metodo, perché si è fatto strame della Costituzione e del regolamento, della correttezza dei rapporti tra maggioranza e opposizione, della sovranità popolare come si era espressa nel 1993, noi siamo convinti non soltanto che si debba votare contro l'articolo 1 e, successivamente, contro l'articolo 2 e contro la proposta nel suo complesso, ma anche che la storia si incaricherà di dimostrare l'idiozia e la miopia di ciò che sta avvenendo.

PRESIDENTE. Grazie...

MARCO BOATO. Nell'arco dei decenni, l'ha fatto nel caso della legge Acerbo, nel 1924; l'ha fatto, nel giro di pochi mesi, in occasione della legge maggioritaria del 1953 (imposta anche allora unilateralmente); l'ha fatto perfino quando Mitterrand, dopo avere imposto, nel 1984, il ritorno al proporzionale, perse le elezioni (e si ritornò al sistema precedente).

Tutti i precedenti esempi, che riguardano forze politiche anche diverse, dimostrano che questi colpi di mano, alla fine, vengono sconfitti dalla volontà popolare,...

PRESIDENTE. Grazie...

MARCO BOATO. ... dalla sovranità popolare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

ART.2

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Amici. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, dal momento che ho notato qualche segno di insofferenza da parte sua, le faccio presente che abbiamo iniziato l'esame dell'articolo 2. Tale articolo riguarda...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, non sono insofferente: si tratta di un impressione sbagliata.

MARCO BOATO. ...l'intero sistema elettorale per il Senato. In ogni caso, lei ha ritenuto che non vi fossero più i tempi per gli interventi sul complesso degli emendamenti, cui peraltro non ero iscritto. Non stiamo facendo interventi ostruzionistici (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Boato, sarà stato un segno di stanchezza, non di insofferenza. La prego, vada al merito.

MARCO BOATO. Stiamo parlando dell'intero sistema elettorale di un ramo del Parlamento, vorrei che ciò fosse chiaro.

Ritengo, signor Presidente, che il sistema per l'elezione del Senato, così come viene configurato, susciti, oltre all'obiezione di carattere generale, che non ripeto e che abbiamo sollevato ripetutamente, sul colpo di mano istituzionale che viene compiuto sia per la Camera sia per il Senato, anche radicali obiezioni sotto il profilo costituzionale nonchè radicali obiezioni sotto il profilo che i politologi definiscono sistemico.

L'onorevole Adornato ha fatto un «giochetto» nel suo intervento, affermando che nel 1994 al primo Governo Berlusconi mancavano due senatori per ottenere la maggioranza (si è preso Tremonti e Grillo, e ha fatto presto ad avere la maggioranza). Tuttavia, in sede di prima applicazione un sistema elettorale radicalmente nuovo può presentare anche imperfezioni come quella evocata da Adornato. Tuttavia, collega Adornato, vuole mettere a confronto la prima applicazione di un sistema con due senatori che mancavano al raggiungimento della maggioranza al Senato - e comunque il Presidente del Consiglio ha ugualmente ottenuto la nomina da parte del Presidente della Repubblica e successivamente la fiducia, con il passaggio di Tremonti e di Grillo alla sua maggioranza - con la possibilità di avere premi di maggioranza opposti tra Camera e Senato? Con una coalizione che prende 340 seggi alla Camera e un'altra che eventualmente ne prende un certo numero al Senato? E addirittura con la possibilità che il premio di maggioranza in Lombardia lo prenda una coalizione, in Emilia-Romagna lo prenda la coalizione opposta, e via dicendo?

Tale previsione, sotto il profilo della logica e del principio di ragionevolezza per l'attribuzione del premio di maggioranza, è, a mio avviso, totalmente incostituzionale, ed è inoltre, dal punto di vista sistemico, del funzionamento della rappresentanza e della governabilità di un sistema parlamentare, totalmente contraddittoria ed insostenibile.

TRENTINO-ALTO ADIGE

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, come lei sa - abbiamo già parlato ieri delle norme per il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta riferite alla Camera -, avevamo sollevato non dubbi ma pesanti certezze di incostituzionalità sulla proposta così come era stata originariamente presentata. Riteniamo che questa ipotesi si collochi comunque in un contesto generale, che abbiamo detto mille volte per noi totalmente inaccettabile, ma riteniamo che la soluzione specifica per il Senato individuata per le regioni Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige sia «il meno peggio» che potesse essere introdotto in un contesto inaccettabile. Per questo motivo, mentre esprimiamo sempre un voto contrario su tutti gli altri aspetti della legge, su questo punto specifico - cioè sull'emendamento Palma 2.474, così come poco fa subemendato - ci asterremo.

SU ART. 2

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche in riferimento all'articolo 2, che riguarda il sistema elettorale per il Senato, vi sono motivi gravissimi di carattere politico, istituzionale, costituzionale, regolamentare che inducono ad un voto contrario, e non solo da parte del gruppo dei Verdi ma anche di tutte le forze politiche dell'Unione.

È inaccettabile stravolgere unilateralmente il sistema elettorale anche per il Senato con quello che abbiamo definito - e lo confermiamo - un vero e proprio colpo di mano istituzionale. È inaccettabile, a nostro parere, introdurre circoscrizioni grandi come ciascuna regione, quando, fin dal 1948 - quindi, per quasi 60 anni -, si è votato per il Senato sempre in collegi uninominali.

Da collegi che comprendono circa 200 mila elettori, oggi, con la vostra proposta di legge, passate a circoscrizioni regionali che, ad esempio per la Lombardia, comprendono 9 milioni di abitanti. Sono inaccettabili le liste bloccate, che consegnano ogni scelta sulle candidature nelle mani di ristretti vertici di partito, riducendo ancora la partecipazione democratica nel nostro paese. Sono inaccettabili ed arbitrarie le soglie di sbarramento introdotte, per di più ciascuna diversa tra Camera e Senato: per quest'ultimo, ad esempio, si prevedono soglie di sbarramento rispettivamente del 20 per cento, dell'8 per cento, del 3 per cento; alla Camera invece si prevedono soglie del 10 per cento, del 4 per cento, del 2 per cento e, perfino, una soglia minore del 2 per cento. Sembra che qualcuno stia dando i numeri al lotto ed invece state scrivendo, dal vostro punto di vista, la nuova legge elettorale.

Sono inaccettabili e del tutto irragionevoli sotto il profilo costituzionale i 18 distinti premi di maggioranza, che sono diversi per ciascuna delle 18 regioni; non sono venti, come è stato detto, perché non compaiono la Valle d'Aosta ed il Trentino Alto Adige!

È inaccettabile il procedimento legislativo che è stato adottato in palese violazione e sistematica lesione dell'articolo 72 della Costituzione: anche ora voterete l'articolo 2 che riguarda una serie di articoli della legge elettorale!

È inaccettabile aver stravolto e travolto il referendum popolare del 18 aprile 1993; un referendum che riguardava proprio e specificatamente la legge elettorale del Senato e che fu approvato da decine di milioni di italiani!

Per tutte queste ragioni, noi voteremo contro l'articolo 2, riguardante il sistema elettorale del Senato, come pure voteremo contro sul complesso del provvedimento.

È una legge che, alla fine, si rivolterà contro il centrodestra come una sorta di boomerang, grazie a quella che io ritengo sarà la risposta del popolo sovrano a questo vero e proprio sopruso politico ed istituzionale

ORDINE DEL GIORNO

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, se arrivassimo a trovare un consenso, sarei il primo ad esserne felice.

Però, non possiamo fingere di non sapere da cosa trae origine questo dibattito. Non ricordo se il ministro dell'interno Pisanu fosse presente in aula questa mattina, quando vi è stata un'accesa discussione. Mi sembra che lei signor ministro, non ci fosse. Non è una critica nei suoi confronti; voglio solo dire che, forse, non è informato.

Questa mattina, un emendamento della Casa da libertà prevedeva che fossero valide le votazioni, anche se fossero stati scritti i nomi dei candidati sui simboli dei partiti, unici a comparire sulla scheda. Solo la presentazione di un subemendamento da parte di tutte le forze politiche dell'Unione, accettato dalla Commissione e dal Governo, ha permesso di cancellare questa che sarebbe stata una vera infamia. E ciò è avvenuto con un voto pressoché unanime.

Però, prima di quel voto, è stato annunciato, da parte dell'onorevole La Russa, che avrebbe avuto l'intenzione di presentare un ordine del giorno che, sostanzialmente, ripristinava la norma bocciata. Lì è nato il problema!

IGNAZIO LA RUSSA. Ma chi l'ha detto? Hai capito male!

MARCO BOATO. Io non ho urlato; l'ho ascoltata con attenzione, mi scusi.

ANDREA RONCHI. Se non hai capito...!

DANIELE FRANZ. Non ha detto questo! Boato, sei un mistificatore!

MARCO BOATO. Noi non avremmo presentato un ordine del giorno, perché la legge è chiarissima. Mi riferisco sia a questa, sia a quella cui poco fa ha fatto riferimento il Presidente della Camera, ossia il decreto del Presidente della Repubblica del 1957.

In un ordine del giorno, che poco fa è stato ritirato, si diceva che, per la prima volta, non si prevede un voto di preferenza. Presidente, è dalla legge del 1993 che non c'è più voto di preferenza per Camera e Senato! Da 13 anni non c'è più il voto di preferenza per Camera e Senato! Quindi, come si fa a scrivere una sciocchezza del genere? Adesso, tale ordine del giorno è stato ritirato...

PRESIDENTE. È stato ritirato...

MARCO BOATO. Va bene, ma è opportuno che questa discussione avvenga. Mi fido delle dichiarazioni del ministro dell'interno. Ci mancherebbe altro che il ministro dell'interno si accingesse a violare leggi del 1957 e del 2005, per la correttezza istituzionale di cui gli abbiamo sempre dato atto.

Però, il sospetto esplicito (non vi è la cultura del sospetto!) è nato da una dichiarazione politica fatta in quest'aula. Ed è bene che in quest'aula venga smentita!

 

  Marco Boato

MARCO BOATO

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